Allievo 01
Ai loro corsi, anche chi sa ballare, scopre tantissime cose sul Tango, che in altri corsi nessuno ha mai spiegato.
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Pedro Mario Maffia
Biografia
Pedro Maffia nasce a Buenos Aires, nel quartiere di Balvanera, il 28 agosto 1899 da genitori di origine italiana.
Il padre, che cambiava spesso lavoro e quartiere, si stanziò per un po’ di tempo nel quartiere di Flores dove aprì un bar-caffetteria nel quale, su un piccolo palcoscenico, si esibivano spesso musicisti e cantanti.
Fu in quei luoghi che Pedro si innamorò della musica.
Suo padre da sempre favorevole all’inclinazione musicale del ragazzo, gli regalò una fisarmonica e gli fece prendere lezioni occasionali da un musicista che si esibiva nel suo locale.
Il talento del bambino era incredibile tanto che i genitori decisero di iscriverlo al conservatorio perché suonasse il pianoforte.
A soli 12 anni il padre lo portò ad ascoltare uno dei bandoneonisti più famosi a quel tempo: Juan “Pacho” Maglio. Pedro ne fu letteralmente estasiato.
Un aneddoto narra che in quei tempi, proprio ad una lotteria, durante la Notte dei Re Magi (la nostra notte dell’Epifania), sua madre vinse un bandoneon. Questo regalo segnò la storia di Pedro e del mondo del Tango, e un favoloso tango venne intitolato a questo evento “Noche del reyes” anche se il testo non venne scritto con i contenuti della storia.
Un nuovo talento
Le conoscenze pianistiche che aveva appreso lo aiutarono ad assimilare gli insegnamenti di José Piazza che ad orecchio gli insegnò i tanghi di Villoldo , Ponzio e Bevilaqua.
Insieme definirono lo stile che lo avrebbe segnato per tutta la vita, nella difficile arte di suonare il bandoneon. Raggiunse una capacità sorprendente di diteggiatura e controllo totale della mano sinistra (suoni gravi), che sarebbe stato il suo personalissimo segno distintivo nell’ambiente, come la sua capacità di suonare lo strumento senza l’apertura del mantice, tecnica molto complessa nella quale nessun altro riuscì ad eguagliarlo.
Maffia e la Guardia Vieja.
I primi passi nella vecchia guardia
Dal 1912 al 1916 la sua carriera musicale lo portò a incontrare grandi nomi e a suonare con musicisti molto preparati in caffè, cabaret, teatri, case di piacere per poi lasciare i vari gruppi e dedicarsi come bandoneonista solista all’accompagnamento di eventi.
Fino a quando la vera svolta arrivò con l’incontro di Roberto Firpo.
Roberto Firpo e Gardel
Nel 1917, Maffia suonava il bandoneon in un caffè a Punta Alta, nel sud della provincia di Buenos Aires e in quei giorni il chitarrista dell’orchestra Firpo ascoltò il ragazzo suonare per caso nel caffè. Sbalordito dalle capacità tecniche del ragazzo lo portò immediatamente nell’hotel dove alloggiava Roberto Firpo, in modo che il grande pianista potesse ascoltarlo. Da quel giorno, Maffia entrò a far parte dell’orchestra, guadagnando anche l’amicizia di Gardel e Razzano che al tempo stavano spopolando nell’ambiente, iniziando un percorso in ascesa sorprendente.
Juan Carlos Cobián e Julio De Caro
Quando si unì nel 1922 al sestetto di Juan Carlos Cobián (il famoso compositore di tanghi come “Los mareados” e “Nostalgias”), ritrovò il violinista Julio De Caro, con il quale in passato aveva già lavorato e prese parte al germoglio della scuola rivoluzionaria denominata escuela decareana, i cui mentori erano almeno quattro: i fratelli Julio e Francisco De Caro (pianista), Pedro Laurenz e Pedro Maffia (duo di inestimabile valore artistico per i bandoneon).
Pedro Maffia y Pedro Laurenz
Duo inestimabile
Maffia e la sua capacità di suonare senza fretta, con un’inclinazione verso sfumature abbellite ed effetti della dinamica pianissimo, oltre a una forte tendenza al suono legato, lo rendono unico nel suo genere.
Pedro Laurenz e i suoi eclettici virtuosismi, il suo stile energico lo rendono un bandoneonista altrettanto eccezionale.
Insieme al sestetto dei fratelli De Caro, il duo Maffia-Laurenz eseguì grandi pezzi che la casa discografica Victor chiese loro di incidere tra il 1925 e il 1926, incontrando il grande favore del pubblico.
L'orchestra di Pedro Maffia
1926
- Maffia come primo suonatore e direttore di bandoneon;
- Alfredo De Franco, secondo bandoneon;
- Osvaldo Pugliese al pianoforte;
- Elvino Vardaro ed Emilio Puglisi al violino;
- Francisco De Lorenzo al contrabbasso.
Il sestetto di Maffia riscosse enormi successi suonando nel famoso Café Colón in Avenida de Mayo.
Tra il 1926 e il 1927 Maffia formò un altro trio che vedeva lui al bandonéon, Cátulo Castillo al violino e Sebastián Piana al pianoforte. Insieme a loro, nei caffè di Buenos Aires, durante la vita notturna, cantava anche Elena Piana, sorella di Sebastian che diventerà poi moglie di Pedro.
Un compositore straordinario
Oltre alle sue performance musicali, Maffia si annovera anche tra i compositori di tango più popolari. Il primo successo lo riscosse con il brano “Pelele”, al quale seguirà “La mariposa”, con testi di Celedonio Flores registrati da Gardel nel 1924, poi eseguita dall’orchestra di Osvaldo Pugliese che la iscriverà nella storia come brano memorabile; “Sentencia”, “Malevito”, “Tiny”, “Pura maña”, “Amurado”, “Diablito”.
Lo stile
Maffia ha il merito di aver portato un grande cambiamento nell’utilizzo dello strumento e di essere stato l’esecutore con la più grande padronanza tecnica dello strumento.
Uno dei più preparati insegnanti della disciplina.
Tutti gli amanti del tango conoscono il genio musicale di Don Pedro.
Fondamentale sarà anche il suo apporto alle aziende che fabbricavano al tempo questo strumento.
Egli tendeva a non forzare l’apertura del mantice al massimo della sua estensione, caratteristica che ne determina la complessità dell’emissione del suono, e la difficoltà di utilizzo dello strumento.
Lui chiudeva le pieghe dei soffietti senza quasi percepirne il movimento, dando una impressione di compostezza, di semplicità, quasi di staticità.
Questa sua apparente immobilità, questo nuovo metodo di esecuzione, si traduceva in un suono più perfetto e raffinato, mai raggiunto da alcuno fino ad allora. Quel suono di tango, che è graficamente attribuito al bandoneon, così come la voce strumentale che lo identifica, è dovuto in gran parte a Pedro Maffia.
Una rara registrazione estratta dal film ‘Fueye querido’ di Mauricio Berú (1966), ci permette di apprezzare una esecuzione dal vivo dell’artista nel brano da lui stesso scritto “Heliotropo”:
Pedro Maffia morì a Buenos Aire, a 68 anni, il 16 ottobre 1967, lasciandoci una grande eredità.
Laboratorio | Tango Young
Corso di Tango Argentino – laboratorio di 8 lezioni dedicate ai giovani under 35 della provincia di Modena
Dal 29 Marzo 2023 | lezione di prova gratuita per i nuovi iscritti
I maestri dell’associazione Cinzia Flautini e Daniele Mazzaroppi, insieme ai neo-assistenti Matilde Cavallaro e Giulio Mazzaroppi, sono lieti di annunciare il lancio di questo nuovo progetto rivolto ai giovani dai 15 ai 35 anni.
Un laboratorio di 8 incontri di avvicinamento al Tango Argentino con la finalità di apprendere i passi base di questa Danza meravigliosa, in un contesto giovane e divertente.
La presentazione Gratuita si terrà
Mercoledì 29 Marzo 2023 | Ore 21:30
a San Prospero, in Via Canaletto 109, presso la sede dell’associazione
Vuoi saperne di più?
Contattaci via whatsapp al 347 812 5830 oppure scrivici via mail all’indirizzo: info@arte-tango.it
Il Tango è giovane, come non lo avevi mai pensato prima.
Rodolfo Biagi
Biografia
Rodolfo Biagi nacque a Buenos Aires, nel quartiere di San Telmo, il 14 marzo 1906 e morì nella città natale all’età di 63 anni, il 24 settembre del 1969.
Amante appassionato della musica, fece carte false in famiglia perché potessero accettare la sua vocazione e gli concedessero di studiare il violino, per poi accorgersi ben presto che il suo vero fuoco ardeva per il pianoforte. Tutto ciò che fece fu sempre in contraddizione ai desideri della famiglia che a quel tempo ritenevano il lavoro del musicista inadeguato per la sussistenza personale.
Noncurante delle opinioni famigliari, a soli 13 anni lasciò la scuola e si mise a suonare gli accompagnamenti musicali nei cinema con film muti.
Una leggenda racconta che un giorno, durante una visione cinematografica, un cliente si alzò indispettito per lamentarsi del fatto che la musica era talmente intensa e appassionante che distraeva dalla visione del film.
Il cliente era Juan “Pacho” Maglio, famoso direttore d’orchestra di quei tempi che a distanza di poco fece esordire quel giovane così talentuoso nella sua orchestra, all’età di soli 15 anni.
Un nuovo talento
Da quel momento il nome di Rodolfo Biagi, anch’esso di origini italiane, divenne sinonimo di talento, ritmo e grande “tanguedad”. Iniziò a suonare in varie orchestre, a conoscere personaggi illustri dell’entourage del Tango che di lì a poco gli permisero di entrare nel firmamento dei più famosi direttori d’orchestra, con un suo stile inconfondibile e molto apprezzato tutt’ora nelle milonghe di tutto il mondo.
Nel 1930 accompagnò Carlos Gardel in alcune registrazioni per la casa discografica Odeon, ma quando gli proposero di unirsi al gruppo per una tournée in Spagna, il giovane ragazzo declinò l’invito.
Per un po’ di tempo non lavorò con nessun gruppo ma continuò incessantemente il suo lavoro di ricerca, di studio che lo portarono a distanza di un anno nel 1931 a lavorare come pianista nell’orchestra di Juan Canaro, con la quale fece una tournée in Brasile.
In quel periodo compose insieme all’amico Juan Carlos Thorry, uno dei brani più ascoltati e ballati “Indiferencia”, che inciderà nel 1938 con l’orchestra di D’Arienzo, cantante Alberto Echague.
Poi nel 1942 la incise con la sua personale orchestra e il cantante Jorge Ortiz.
I principali collaboratori di Rodolfo Biagi
- i cantanti Teófilo Ibáñez, Andrés Falgás, Jeorge Ortiz, Alberto lago, Alberto Amor, Carlos Acuña, Carlos Saavedra, Carlos Heredia, Carlos Almagro, Hugo Duval;
- i bandoneonisti Alfredo Attadía, Miguel Bonano e Ricardo Pedevilla;
- i violinisti Marcos Larrosa, Claudio González e Oscar de la Fuente.
Lo stile iniziato all’interno dell’orchestra con l’amico D’Arienzo caratterizzò anche il seguito della sua carriera ma si concesse molte più libertà: staccati più marcati, accelerazioni, rallentamenti, silenzi ed è possibile apprezzarne i cambiamenti mettendo a confronto uno stesso brano interpretato dal pianista Biagi nel 1935 con D’Arienzo, e l’altro nel 1940 con la sua personale orchestra.
Dall'ingresso in orchestra alla nascita della propria.
Aneddoti e curiosità
Un aneddoto racconta come Rodolfo Biagi entrò a far parte dell’Orchestra di D’Arienzo. Pare che Rodolfo, grande amico e ammiratore di D’Arienzo, lo andasse spesso a sentire durante i suoi concerti presso il club “Chantecler” e che il pianista di D’Arienzo di quel tempo fosse perennemente in ritardo. Una sera, indispettito, Juan chiese all’amico Rodolfo di montare sul palco e mettersi al pianoforte. Fu l’inizio di una grande e fruttuosa collaborazione con ben 71 incisioni, diverse tournée e partecipazioni a trasmissioni radiofoniche ad ampia copertura nazionale con la Radio “El Mundo”.
Uno stile così ritmico, nervoso fu un vero risveglio energetico per il tango che vide finalmente riempirsi i locali dove il tango veniva ballato e non solo ascoltato. Tant’è che Radio, case discografiche chiedevano ai vari autori del periodo di adeguarsi allo stile d’arienziano perché ritenuto quello più amato e voluto dal pubblico.
Biagi aveva creato uno stile al pianoforte che quando lascerà l’orchestra, verrà comunque mantenuto dai suoi successori, Juan Polito e Fulvio Salamanca.
Dal 1938 Rodolfo Biagi costituì la sua orchestra che dirigeva seduto al pianoforte e continuò a riscuotere grandissimi successi che lo portarono trionfante anche ad un tour in Cile ricco di esibizioni e approvazioni da parte del pubblico e lavorò anche alla radio e alla televisione, consolidando la sua posizione tra le figure più importanti del panorama tanguero.
Lo stile
A renderlo unico e inconfondibile è la sua ritmica precisa e definita, caratterizzata da staccati, non armonici che catturano immediatamente l’attenzione dei ballerini.
Il pianoforte, sempre presente, gioca continuamente con l’orchestra, ora con arpeggi brevi ed energici, distaccandosi dall’orchestra (campanitas), ora con intrecci precisi coi violini, ora per amalgamare le sonorità degli altri strumenti, con accordi ampi e densi, con toni ora cupi ora squillanti.
Altra caratteristica inconfondibile sono i suoi spostamenti degli accenti. All’inizio della carriera il marcato in 4 era predominante per poi spostarsi al dos por cuatro, meno d’ascolto ma molto più apprezzato nelle piste da ballo.
E a renderlo ancora più “contro corrente” sono state le sue scelte “Off-Beat”: in diversi passaggi a fine frase è possibile ascoltare un marcato in due per quattro dove anziché marcare i consueti tempi forti 1 e 3, Biagi opta per i tempi deboli 2 e 4, con un incredibile e ricercato effetto “singhiozzo”.
Soprannominato “Manos brujas”, per il suo virtuosismo sui tasti del pianoforte, l’appellativo “Mani stregate” calza perfettamente all’artista.
A rimarcare il suo soprannome pare fosse anche l’abitudine che aveva di iniziare i suoi concerti con un fox-trot intitolato appunto “Manos Brujas”.
Per apprezzare lo stile di Rodolfo Biagi possiamo ascoltare alcune delle sue incisioni più famose: