Biografia
Rodolfo Biagi nacque a Buenos Aires, nel quartiere di San Telmo, il 14 marzo 1906 e morì nella città natale all’età di 63 anni, il 24 settembre del 1969.
Amante appassionato della musica, fece carte false in famiglia perché potessero accettare la sua vocazione e gli concedessero di studiare il violino, per poi accorgersi ben presto che il suo vero fuoco ardeva per il pianoforte. Tutto ciò che fece fu sempre in contraddizione ai desideri della famiglia che a quel tempo ritenevano il lavoro del musicista inadeguato per la sussistenza personale.
Noncurante delle opinioni famigliari, a soli 13 anni lasciò la scuola e si mise a suonare gli accompagnamenti musicali nei cinema con film muti.
Una leggenda racconta che un giorno, durante una visione cinematografica, un cliente si alzò indispettito per lamentarsi del fatto che la musica era talmente intensa e appassionante che distraeva dalla visione del film.
Il cliente era Juan “Pacho” Maglio, famoso direttore d’orchestra di quei tempi che a distanza di poco fece esordire quel giovane così talentuoso nella sua orchestra, all’età di soli 15 anni.
Un nuovo talento
Da quel momento il nome di Rodolfo Biagi, anch’esso di origini italiane, divenne sinonimo di talento, ritmo e grande “tanguedad”. Iniziò a suonare in varie orchestre, a conoscere personaggi illustri dell’entourage del Tango che di lì a poco gli permisero di entrare nel firmamento dei più famosi direttori d’orchestra, con un suo stile inconfondibile e molto apprezzato tutt’ora nelle milonghe di tutto il mondo.
Nel 1930 accompagnò Carlos Gardel in alcune registrazioni per la casa discografica Odeon, ma quando gli proposero di unirsi al gruppo per una tournée in Spagna, il giovane ragazzo declinò l’invito.
Per un po’ di tempo non lavorò con nessun gruppo ma continuò incessantemente il suo lavoro di ricerca, di studio che lo portarono a distanza di un anno nel 1931 a lavorare come pianista nell’orchestra di Juan Canaro, con la quale fece una tournée in Brasile.
In quel periodo compose insieme all’amico Juan Carlos Thorry, uno dei brani più ascoltati e ballati “Indiferencia”, che inciderà nel 1938 con l’orchestra di D’Arienzo, cantante Alberto Echague.
Poi nel 1942 la incise con la sua personale orchestra e il cantante Jorge Ortiz.
I principali collaboratori di Rodolfo Biagi
- i cantanti Teófilo Ibáñez, Andrés Falgás, Jeorge Ortiz, Alberto lago, Alberto Amor, Carlos Acuña, Carlos Saavedra, Carlos Heredia, Carlos Almagro, Hugo Duval;
- i bandoneonisti Alfredo Attadía, Miguel Bonano e Ricardo Pedevilla;
- i violinisti Marcos Larrosa, Claudio González e Oscar de la Fuente.
Lo stile iniziato all’interno dell’orchestra con l’amico D’Arienzo caratterizzò anche il seguito della sua carriera ma si concesse molte più libertà: staccati più marcati, accelerazioni, rallentamenti, silenzi ed è possibile apprezzarne i cambiamenti mettendo a confronto uno stesso brano interpretato dal pianista Biagi nel 1935 con D’Arienzo, e l’altro nel 1940 con la sua personale orchestra.
Dall'ingresso in orchestra alla nascita della propria.
Aneddoti e curiosità
Un aneddoto racconta come Rodolfo Biagi entrò a far parte dell’Orchestra di D’Arienzo. Pare che Rodolfo, grande amico e ammiratore di D’Arienzo, lo andasse spesso a sentire durante i suoi concerti presso il club “Chantecler” e che il pianista di D’Arienzo di quel tempo fosse perennemente in ritardo. Una sera, indispettito, Juan chiese all’amico Rodolfo di montare sul palco e mettersi al pianoforte. Fu l’inizio di una grande e fruttuosa collaborazione con ben 71 incisioni, diverse tournée e partecipazioni a trasmissioni radiofoniche ad ampia copertura nazionale con la Radio “El Mundo”.
Uno stile così ritmico, nervoso fu un vero risveglio energetico per il tango che vide finalmente riempirsi i locali dove il tango veniva ballato e non solo ascoltato. Tant’è che Radio, case discografiche chiedevano ai vari autori del periodo di adeguarsi allo stile d’arienziano perché ritenuto quello più amato e voluto dal pubblico.
Biagi aveva creato uno stile al pianoforte che quando lascerà l’orchestra, verrà comunque mantenuto dai suoi successori, Juan Polito e Fulvio Salamanca.
Dal 1938 Rodolfo Biagi costituì la sua orchestra che dirigeva seduto al pianoforte e continuò a riscuotere grandissimi successi che lo portarono trionfante anche ad un tour in Cile ricco di esibizioni e approvazioni da parte del pubblico e lavorò anche alla radio e alla televisione, consolidando la sua posizione tra le figure più importanti del panorama tanguero.
Lo stile
A renderlo unico e inconfondibile è la sua ritmica precisa e definita, caratterizzata da staccati, non armonici che catturano immediatamente l’attenzione dei ballerini.
Il pianoforte, sempre presente, gioca continuamente con l’orchestra, ora con arpeggi brevi ed energici, distaccandosi dall’orchestra (campanitas), ora con intrecci precisi coi violini, ora per amalgamare le sonorità degli altri strumenti, con accordi ampi e densi, con toni ora cupi ora squillanti.
Altra caratteristica inconfondibile sono i suoi spostamenti degli accenti. All’inizio della carriera il marcato in 4 era predominante per poi spostarsi al dos por cuatro, meno d’ascolto ma molto più apprezzato nelle piste da ballo.
E a renderlo ancora più “contro corrente” sono state le sue scelte “Off-Beat”: in diversi passaggi a fine frase è possibile ascoltare un marcato in due per quattro dove anziché marcare i consueti tempi forti 1 e 3, Biagi opta per i tempi deboli 2 e 4, con un incredibile e ricercato effetto “singhiozzo”.
Soprannominato “Manos brujas”, per il suo virtuosismo sui tasti del pianoforte, l’appellativo “Mani stregate” calza perfettamente all’artista.
A rimarcare il suo soprannome pare fosse anche l’abitudine che aveva di iniziare i suoi concerti con un fox-trot intitolato appunto “Manos Brujas”.
Per apprezzare lo stile di Rodolfo Biagi possiamo ascoltare alcune delle sue incisioni più famose: